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Il Museo Barba a Gallipoli

Il Museo Emanuele Barba a Gallipoli, Lecce

Il museo delle meraviglie, tra collezioni di rarità, scienza e arte.

Una delle wunderkammer (camera delle meraviglie, XVI° secolo) più antiche del Salento, il Museo civico Emanuele Barba si fonda sul collezionismo scientifico e divulgativo e nasce dalle donazioni di famiglie, artisti e discendenti.

Archeologia, ceramiche, documenti scientifici, oggetti ma anche cose meravigliose, come la serie di conchiglie di Barba provenienti da tutto il mondo e migliaia di libri antichi.

Incontrare la scienza, la sua razionale ricerca del sapere e scovarvi dentro una strada segreta di poesia. Proprio così, scienza e poesia, composte entrambe di segni e simboli, ordine e caos, fatte di esplorazione, che possono coesistere e intrecciarsi perché alla base c’è il pensiero filosofico moderno, quello che non smette mai di porsi domande e tendere al progresso dell’uomo.

Nel Museo civico Emanuele Barba di Gallipoli è subito chiara l’impronta impressionista positivista ma aleggia lungo le pareti, tra gli archi e i dipinti, infilandosi nelle teche ottocentesche originali, sfiorando i reperti archeologici fino a lambire la carta dei libri e le stoffe degli abiti d’epoca, un soffio poetico particolare, portatore di storie di famiglie e di persone, amore per lo studio e per la comunità.

“Tutte le collezioni contenute nel museo, di varia natura e di vario genere, sono quasi interamente frutto di donazioni avvenute nel tempo”, dice Paola Renna, direttrice dal 2003. “Il primo fu proprio Emanuele Barba, docente, filosofo, medico e letterato gallipolino, che nell’Ottocento donò la sua collezione privata alla città. L’albo dei donatori del 1887 racconta bene come si è formato il museo e questa attività di donazione non si è mai arrestata”.

Un luogo di meraviglia e curiosità: nel tempo famiglie, discendenti di personaggi illustri, artisti e appassionati hanno donato opere, oggetti, intere collezioni di studio alla città di Gallipoli ma soprattutto ai cittadini e a tutti quelli che sono stati e sono di passaggio.

Mentre aleggiano le musiche di Ennio Morricone, al piano terra campeggia al centro della stanza lo scheletro di una balenottera pescata alla fine dell’Ottocento con sullo sfondo una sezione di reperti che provengono dal mare, esposti in ambientazione marinaresca realizzata in collaborazione con il Polo Bibliomuseale. Ancora, in posizione centrale, i sarcofagi rinvenuti nel sito di Alezio.

Tante le teche che contengono collezioni naturalistiche e ornitologiche con esemplari imbalsamati, oggetti vari, un raro flauto traverso, ceramiche di Grottaglie del Settecento, piatti da parata, una collezione di armi.

Al primo piano, lungo il corridoio che costeggia le arcate, si aprono le distese di scaffali del fondo librario di particolare valore che conta circa 21mila volumi databili dal 1600 in poi: testi giuridici e scientifici, donazioni private e derivanti dalla soppressione dei conventi.

Tra le opere pittoriche, circa cento, i ritratti degli uomini che hanno reso celebre Gallipoli e molti paesaggi; le enormi tavole appese al soffitto, opera di Aniello Letizia e risalenti al primo decennio del Settecento, provengono dalla chiesa della Purità e sono nel museo dal 1914.

Alcune invece sono oggi in fase di restauro e occuperanno le nuove sale al primo piano in allestimento, insieme a sezioni con abiti di epoche diverse e pregiati ricami.

E infine, per i più coraggiosi, una stanzetta riservata che racchiude feti con malformazioni sotto formaldeide, frutto degli studi medici di Barba.

A completare l’eterogenea esposizione è la sala Collezione Coppola, distaccata dal corpo del museo ma con ingresso a pochi passi: nelle stanze dal pavimento a mosaico sono conservati 20 dipinti del Seicento donati nel 1982 dai discendenti di Giovanni Andrea Coppola, tra cui emerge una significativa natura morta.

Il Museo ha un inestimabile valore corale: ha reso democratiche e popolari l’arte e la ricerca scientifica, ha alimentato l’umano culto del sapere in tutta la sua poesia, ha unito intere generazioni.

E’ incastonato nei vicoli del borgo antico di Gallipoli, in via Antonietta De Pace 108, a pochi passi dalla biblioteca comunale ex Sant’Angelo e dalla basilica concattedrale Sant’Agata. Poco distante, la sala Collezione Coppola.

Per visitare il museo è possibile contattare AMART, associazione che si occupa della gestione degli spazi culturali, allo 0833 264224 o con una mail a amartgallipoli@gmail.com.
Da giugno a settembre è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21, ad agosto fino alle 24. Nei mesi invernali dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 13, martedì, giovedì e nel fine settimana anche dalle 15.30 alle 18.30.

quiSalento, Marzo 2022, p. 38 – 39

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